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La mia bella dirimpettaia


di gianfrancesco
21.06.2022    |    21.517    |    7 9.6
"Mi soffermo sul seno, due tette da paura, le accarezzo, le bacio, mi sentivo in paradiso..."
Mi chiamo Piero, sono un 25.enne sposato con Marta, una bella ragazza, da sempre la mia ragazza, sin dalle scuole medie.
Lei arrivava da un paese vicino, ed arrivò che l'anno scolastico era cominciato, eravamo in prossimità delle vacanze natalizie.
Sin dalla prima volta eravamo attratti l'un l'altra.
Non ci volle molto a far amicizia e dopo un po fare coppia fissa, sempre assieme, sino ad arrivare davanti al prete, due anni fa.
Eravamo senza bambini, per ora, e per scelta, ancora giovani, volevamo goderci un po la vita.
Da quando stavamo assieme, mai avuto il desiderio di tradirla, e penso anche da parte sua.
Insomma eravamo una bella coppia, lavoravamo entrambi, non avevamo nessun problema.
Abitavamo nel mio paese, che comprendeva circa 20 mila anime, la casa era stata di mio nonno, ed alla sua morte, era divenuta mia, cosi era scritto nel testamento.
Mi chiamavo come lui, ed aveva voluto per questo lasciarmi in eredità questo piccolo appartamento.
Abitavamo nel centro storico del paese, case strette strette, con una viuzza in mezzo, quasi ci toccavamo da una finestra all'altra.
Ci stavamo bene noi due, avevamo ristrutturato tutto, avevamo molte comodità, ed in aggiunta un piccolo terrazzo soprastante.
D'estate, il terrazzo attrezzato era il nostro rifugio, ed anche quello dei nostri amici.
Avevamo ombrelloni, divanetti e tutto l'occorrente per cucinare, più che altro per grigliare.
Tutto filava alla meraviglia, i miei genitori erano vicini, ma ci lasciavano molta autonomia, non ci soffocavano, erano rispettosi della nostra intimità, a volte venivano a casa nostra, ma solo se erano invitati.
Come detto, le case di fronte erano molto vicine, quindi avevamo delle tende per avere la nostra vita senza essere troppo spiati o perlomeno visti.
La casa di fronte era vuota sino ad un paio di mesi fa, poi arrivò una coppia, un ragazzo ed una ragazza.
Ci eravamo visti, in occasione del loro trasloco, ci eravamo salutati come si fa tra giovani, e poi dalle finestre ci salutavamo.
Erano due bei ragazzi. Ma avevo notato lei, una mora bellissima, non tanto alta, ma formosa e con un paio di tette esplosive.
La guardavo senza farmene accorgere da mia moglie, una che dire gelosa era poco, ma non volevo dare adito a qualsiasi discussione.
Insomma, per la prima volta, in tanti anni, ero distratto da un altra donna.
Ma tutto rimaneva sempre nell'ordine di guardare e non toccare.
Ci guardavamo dalle finestre, vedevo che anche lei, mi guardava, sembrava interessata, ma aveva pur sempre un marito/compagno, non so, che era un bel ragazzo.
I nostro giochi di guardarci dalla finestra, andavano avanti da un bel po.
Ero molto attratto da lei, avrei voluto, per intanto conoscerla.
Ma come fare?
Avevo sempre molta attenzione a non farmi vedere da mia moglie per non creare disguidi in casa.
Cercavo di capire i suoi orari, se usciva sola o con lui, il compagno, insomma...
Dovevo, volevo, incrociarla, per farle avere un biglietto con il mio telefono e poterle parlare.
Ogni tanto la sera, senza farmi scorgere, spostavo le tendine e guardavo in casa sua, sicchè una sera vidi che anche lei guardava.
Guardai l'orologio, erano le dieci di sera, volevo fare una prova, oppure vedere se era stata una casualità.
Arrivano nuovamente le dieci, ed allora faccio lo stesso movimento sulle tende.
Incredibile, anche lei era li dalle sue tende.
Quindi deduco che anche lei era interessata a me.
Al mattino guardavo se usciva sola o con il compagno, a volte ero pronto, e nel caso mi sarei precipitato giù, sempre che fosse sola.
Un pomeriggio di sabato, ero solo, mia moglie era uscita con delle sue amiche, ero in terrazzo, e guardando in basso ho vista la mia dirimpettaia alla finestra.
Gli faccio un cenno con la mano, lei risponde timidamente, aveva paura di essere vista, le faccio segno di scendere giù nel portone, mi fa il segno se sono matto, io insisto, e lei dice di si.
In tasca avevo il biglietto con il mio telefono, bastava darglielo, e poi sarebbe stato più semplice.
Mi fiondo giù, controllo che non ci fossero occhi indiscreti, lei intanto arrivo in fondo nel suo portone, ci vado, lei apre il portone.
"Si può sapere cosa vuoi?".
"Sei proprio matto, se ti vede il mio compagno ti ammazza, e poi ammazza me".
"Ascolta, non perdiamo altro tempo, questo è il mio telefono, chiamami e ti dico tutto".
E' un po titubante, ma comunque prende il biglietto e va via.
Era fatta, ho pensato.
In quei pochi momenti ho visto la bellezza e la sensualità di quella donna, di cui ignoravo anche il nome.
Ritorno su nel terrazzo e rimango in fiduciosa attesa.
Mi sporga dal terrazzo per vederla, invece nulla.
Il telefono era muto.
Passano venti minuti circa e finalmente suona.
Un numero sconosciuto, si si era lei.
Una bella voce dall'altra parte del telefono.
"Allora, mi dici cosa vuoi?".
"Intanto mi presento, mi chiamo Piero, e tu?".
"Io sono Anna".
"Volevo conoscerti, parlarti".
"Ma se non ci conosciamo neanche".
"Appunto per questo ti ho dato il mio telefono, per conoscersi".
"Mi sembri un po presuntuoso, caro Piero".
"No, no, chiaramente se anche tu lo volevi...".
"E cosa è che ti ha dato l'impressione che anche io volessi conoscerti?".
Insomma, un po di schermaglie, ma l'idea era che anche io le interessavo, ma non voleva darlo a vedere.
"Niente, era solo una mia impressione".
"Va bene, e ora che ci siamo presentati?".
"Ascolta Anna, questo era il modo intanto di poterti parlare, poi chiaramente il secondo passo, sarebbe, di incontrarci".
"Incontrarci?".
"Si si, vederci, ho delle cose da dirti, ma non per telefono".
"Va bene, signorino, e dove in questo minuscolo paese?".
"Ascolta, tu non esci mai fuori paese?".
"Si , si, qualche volta, ma quasi mai da sola".
"Allora vedi se riesci a trovare il modo, e poi me lo dici, io non ho difficoltà in azienda di muovermi e cosi ci vediamo, poi si vedrà".
"Va bene, facciamo così, sono curiosa di sapere cosa mi vuoi dire".
"Intanto ti posso mandare qualche messaggio, oppure hai il telefono sotto controllo?".
"Meglio di no, il mio compagno è geloso, e non vorrei ci fossero dei casini".
"D'accordo, tu invece mandane pure, se vuoi, me ne arrivano tanti per lavoro e mia moglie è più tranquilla del tuo compagno".
Passano un paio di giorni, io sempre a controllare i messaggi, poi finalmente...
"Domani pomeriggio, verso le tre, sarei al Centro Commerciale Fiordaliso, se puoi, ci vediamo li".
Se posso, eccome se posso.
Detto fatto, mi organizzo, e alle tre sono all'appuntamento.
La faccio salire in macchina e sgommo lontano da occhi indiscreti.
Conoscevo una locanda trattoria li vicino, molto appartata.
Ci arriviamo in un battibaleno, conosco il posto, mai andato con mia moglie, ci sediamo in un posto molto defilato e finalmente possiamo parlare.
"Mia cara Anna, da quando sei arrivata ad abitare di fronte a casa mia, non faccio altro che pensarti, non ci voglio girare attorno, mi piaci, ed anche tanto".
"E solo per questo pensi, che ora io ti butti le braccia al collo e ti baci, magari?".
"No, no, non lo so, è la prima volta che corteggio una donna che non sia mia moglie, sono anche imbranato".
"Quindi, saresti disposto a mettere le corna a tua moglie?".
"Si, si, se solo tu lo volessi".
"Sei un furbacchione, ma non voglio mentire, anche tu mi piaci, dal primo momento, ma da qui a mettere le corna al mio compagno...".
Le prendo una mano, non si oppone, gliela bacio.
Mi fa una carezza. Mi tira ase e mi bacia, un dolce casto bacio.
"Ascolta bene, come detto anche tu mi piaci, vorrei fare l'amore con te, ma ad una sola condizione".
"Dimmi?".
"Mai io vorrei avere una storia parallela, voglio fare l'amore con te, sono anche sfacciata, ma una sola volta e poi basta".
Anche io non chiedevo di meglio, ero innamorato di mia moglie e sarebbe stato difficile avere i piedi in due scarpe senza che prima o poi sarebbe successo qualche casino.
Eravamo entrambi sulla stessa linea di pensiero.
Entrambi traditori, saremmo stati, ma solo una volta, come se solo una volta avesse cancellato il peccato.
Le prendo tutte e due le mani, gliele bacio, la guardo negli occhi.
"Allora ora bisogna trovare il modo di fare le cose per bene, con zero rischi per tutti e due".
"Ascolta, il mio compagno va via, per una settimana tra qualche giorno, e rimango da sola, questo il momento migliore".
"Va bene, ma dove?".
"Puoi venire a casa mia, trova il modo, quello è il posto più sicuro".
Ho un po di paura, ma tanta è la voglia che acconsento.
La sera fissata, avevo organizzato tutto, un taxi che mi prende vicino casa, poi scendo ed arrivo sotto casa di Anna, e con molta attenzione finire nel suo letto.
Tutto fila liscio, ed alle 21,30 sono a casa sua.
Tutto ben blindato, che nessun, soprattutto mia moglie, per casualità, mi posesse scorgere dalla vicina, e cosi finalmente devo cogliere questo fiore che anelavo da tempo.
Anna mi accoglie con una tuta sportiva, in cui appariva tutta la sua femminilità, entro in casa, e mi abbraccia e mi bacia.
A lungo mi bacia, con passione, ricambio con ancor più passione, mi comincia a spogliare e la stessa cosa faccio io.
Siamo entrambi nudi, finiamo nel letto in un attimo, è bella, molto bella, la bacio dappertutto.
Mi soffermo sul seno, due tette da paura, le accarezzo, le bacio, mi sentivo in paradiso.
Lei mi comincia a mangiare dappertutto, la schiena, il collo, il petto, siamo eccitati al massimo.
Arriva con la bocca al mio cazzo, lo solletica, lo bacia, e poi, con noncuranza lo infila tutto in bocca.
Non avevo misure estreme, ma abbastanza notevoli, senza difficoltà mi inizia a fare un pompino.
La faccio posizionare per bene, ed anche io mi disseto del suo nettare che esce dalla figa, dolce, profumata, con un pelo molto curato.
Ci trastulliamo per un bel pezzo, poi io sono quasi al limite, lei aveva già goduto un paio di volte, solleva la testa, e poi, con mio infinito piacere, si mette il cazzo in mezzo alle tette e lo solletica, mai avevo avuto tanto piacere, duro solo un po e poi erutto una quantità di sborra enorme, lei ne prende un po con un dito e lo mette in bocca, poi se lo mette nella figa e bagnandoselo con i suoi umori, lo mette in bocca a me.
Questo era stato il primo approccio, sapevo che questa era la prima ed ultima scopata con Anna e cercavo di trarre il massimo del piacere.
Ci riassestiamo, beviamo un calice di bollicine, che Anna aveva preparato e passiamo al secondo tempo.
Ora la volevo solo chiavare, aveva una figa piccola, ma sicuramente, da come avevo sentito con la lingua, molto eccitante.
Ricominciamo a baciarci, poi le chiedo che posizione voleva per essere chiavata, e lei mi dice che era meglio iniziare con la posizione del missionario, lei sotto, ed io sopra.
Gli appoggio il cazzo nella figa, avevo messo un preservativo, non faccio fatica, entro facilmente, arrivo in fondo e comincio a scoparla.
Sussulta, spinge anche lei dal basso verso l'alto, mi abbraccia, mi bacia, rimaniamo in questa posizione per un quarto d'ora.
Le dico che volevo cambiare, mi siedo sul letto, lei di fronte a me, si impala sul mio cazzo, se lo fa entrare tutto per bene, mi abbraccia, ed insieme, all'unisono scopiamo, chiaviamo come se non ci fosse un domani.
Infatti non ci sarà per noi un domani come d'accordo.
Resisto ancora un po, e poi scarico tutta la mia voglia nel preservativo.
Rimaniamo sul letto appoggiati, mi toglie il preservativo, mi pulisce il cazzo, e poi mi bacia ancora.
Torniamo in cucina, prendiamo un caffè e parliamo un po.
Lei era più grande del suo compagno, non l'aveva mai tradito e giurava che questa sraebbe stata anche l'ultima.
"Piuttosto che tradirlo, il giorno che non l'amo più lo lascio".
Io gli dico che amo mia moglie e che non l'avevo mai tradita, ma chissà in futuro..
Se avessi incontrato un altra Anna...
Oramai è passata mezzanotte, verso le tre dovevo andare via, tutto doveva andare come organizzato, nessun rischio di essere beccati.
Prendo Anna per una mano e la riporto verso la camera da letto, avevo una voglia, non saprvo se era realizzabile.
Gli faccio delle carezze, la bacio, la bacio sul collo, e le sussurro: "cosa ne dici, se ti prendo un po alla pecorina, la dove non batte il sole?".
"Vorrei provare, mai fatto, non mi farai male?".
La tranquillizzo, la preparo.
La bacio tutta, con la lingua le metto della saliva e poi nella posizione della pecora incomincio ad appoggiare il cazzo, piano piano, un po alla volta, ed alla fine, con un grido di dolore, entro tutto.
Rimango un po fermo, per farle passare il dolore, poi mi muovo lentamente, lei un po bloccata all'inizio, dopo un po spinge, anzi mi incita a fargli sentire il cazzo, proprio cosi, non mi faccio pregare, e così dopo un bel po gli scarico un altro po di sborra.
Ormai siamo esausti, dopo un po lei ne vorrebbe ancora, ma nonostante il suo meraviglioso lavoro di bocca, il cazzo ha qualche difficoltà.
Era quasi l'ora di andare via.
Mi faccio una doccia, prendo ancora un caffè e così ora avveniva l'addio, il fermo proposito di entrambi di non rivederci mai più.
La bacio con tanta passione, e poi senza voltarmi vado via.
Mai avrei pensato di avere tanta gioia da un incontro di sesso.







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